Energia green: l’Italia svenduta alla Cina

(28/04/2024) La più grande società fotovoltaica della Repubblica Popolare cinese, la Chint Solar Europe, branca della multinazionale Chint, organizzazione del Partito comunista cinese, ha acquistato da una società spagnola, la Enersid, le attività riguardanti il progetto Palmadula. Si tratterebbe del più grande parco solare d’Europa che prevede l’occupazione di 900 ha (di cui 750 coperti da mezzo milione di pannelli fv) e una potenza di 360MW. E’ previsto anche un sistema di batterie di accumulo. Il carattere “agri” del progetto è garantito dal pascolo delle pecore, ma si tratta di una zona a forte vocazione agricola dove potrebbero essere realizzate colture pregiate.

Land grabbing: non solo in Africa, c’è l’Italia nel mirino

Il progetto verrebbe a sconvolgere il paesaggio e l’agricoltura della Nurra, la regione a Nord-Ovest della Sardegna, in provincia di Sassari. Per ora, per questo progetto da 346 milioni di euro (di cui solo 4 per le opere di mitigazione ambientale) sono stati versati 7,2 milioni di euro. Le altre tranches verranno corrisposte in base all’avanzamento del progetto. La chiusura della trattativa risale al 19 aprile scorso.

Un progetto come questo mette bene in evidenza come, dietro le “energie green”, la “transizione energetica” si nasconda un disegno spietato di colonizzazione, di land grabbing. Esso può avere successo sulla base di alcuni presupposti: l’indebolimento dell’agricoltura, ottenuto con le politiche liberiste sui prezzi e con l’asfissia burocratica. Si spiega così perché i proprietari dei terreni della Nurra (sono stati firmati 46 contratti) si siano lasciati allettare da canoni di affitto che vanno dai 1000 ai 3000€ (ha/anno) versati in un’unica soluzione all’ inizio del contratto trentennale.

Gli speculatori non hanno certo difficoltà a versare le briciole ai proprietari dei terreni. Un ettaro di fotovoltaico quanto può rendere? Posto che 1KWh vale 0,122 €, (122 €/MWh) che per 1kWp (potenza installata) si producono in Sardegna 1350 kWh. 360MWp = 486.000 MWh = 52.292.000 €. Che divisi per 900 ha fanno 65.880 €/ha. Ai quali vanno sottratti i costi di gestione.

Per i cinesi il business fotovoltaico si presenta particolarmente allettante in quanto essi sono produttori dei pannelli e di tutto il materiale impiegato nel progetto.

In Sardegna esistono già grandi parchi fotovoltaici ma la “capitale” del fotovoltaico è Montalto di Castro. Come qualcuno ricorderà, fu il movimento contro la realizzazione della centrale nucleare a Montalto di Castro che portò al referendum e alla pietra tombale sul nucleare civile italiano.

Il sole che piange

Montalto di Castro è un po’ il simbolo dell’illusione ambientalista. L’energia solare rappresentava il mito dell’energia pulita, oggi è lo strumento di espropriazione dell’agricoltura, lo strumento della colonizzazione cinese, del suicidio italiano (ma anche europeo). Un conto sono i pannelli sui tetti dei tanti capannoni, sui tetti delle aziende agricole per l’autoproduzione, un conto la realizzazione di parchi fotovoltaici a terra di centinaia di MW. La speculazione finanziaria che opera su grossi business è più forte del buon senso, lascerà i tetti come sono e coprirà distese di campagne un tempo fertili e capaci di produrre buon cibo.

Cinesi sono i pannelli, cinesi le batterie elettriche e cinesi le auto elettriche, cinesi le miniere delle terre rare necessarie per la produzione delle batterie. Senza dimenticare che il 95% delle turbine eoliche prodotte nel mondo sono cinesi. Un ciclo perfetto per spingere l’economia cinese e il declino dell’Italia e dell’Europa. La Ue ha di recente votato il bando delle caldaie a gas per il 2040 e quello per le auto termiche per il 2035. Una spinta formidabile alla produzione di energia elettrica che porterà a ricoprire l’Italia di pale eoliche (che con la scarsa ventilazione della penisola sono una soluzione scarsamente efficiente) e con i pannelli solari che scacceranno le produzioni agricole. L’agrifotovoltaico è una vera ipocrisia, una foglia di fico perché, a parte l’ombreggiamento, ostacola pesantemente l’operatività delle macchine agricole. Una delle risorse più importanti dell’Italia: il paesaggio, le produzioni agricole pregiate è a rischio.

La centrale di Montalto di Castro: il simbolo dei danni dell’ambientalismo all’economia e alla società italiane

Quando ci si renderà conto che le “rinnovabili” – nonostante gli impatti colossali che produrranno – non basteranno a coprire i fabbisogni energetici, la politica dovrà rivedere la scelta antinucleare. Ma l’Italia, che era all’avanguardia nel mondo nella tecnologia del nucleare civile, dovrà scontare il pesantissimo prezzo di un grave ritardo, dovrà accettare che le società straniere facciano la parte del leone con le imprese italiane del settore in ruolo subalterno.

Il referendum del 1987, frutto della paura e dell’emotività, è stata la vittoria di un ambientalismo pilotato da interessi contrari a quelli nazionali e contrari all’ambiente stesso. L’Italia ha pagato duramente il no al nucleare con la dipendenza dalle importazioni energetiche, un costo molto alto dell’energia che ha zavorrato la competitività dell’industria italiana e favorito delocalizzazioni, deindustrializzazione, handicap per settori strategici.

In tutti i paesi che confinano con l’Italia sono state realizzate centrali nucleari e non sono mai stati registrati seri incidenti. L’assurdità della scelta antinucleare emerge in tutta evidenza se si considera che, anche in Italia, si è fatto ricorso al carbone, una fonte energetica inquinante con tutte le ricadute per la salute e l’ambiente.

Oggi che le emissioni di CO2 vengono considerate peccato mortale che cosa hanno da dire gli ambientalisti sull’immensa quantità di emissioni che avrebbero risparmiato le centrali nucleari italiane? La scelta di ricorrere alle “rinnovabili” quale fonte primaria di energia è una scelta che determina impatti pesantissimi sulla società e l’ambiente. Una scelta che trascura le emissioni legate alla produzione delle pale, alla grande quantità di cemento e acciaio in proporzione all’energia elettrica prodotta molto superiore a quella di una centrale nucleare, specie se di nuova generazione.

Il NO al nucleare e l’assurda spinta per le “rinnovabili” è una scelta ideologica ma anche una scelta che si spiega con gli enormi interessi speculativi che vedono gli ambientalisti partecipi del business.

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