Le nostre iniziative


(21/02/2024) Lettera al Vescovo di Novara a sostegno di Don Gaudenzio Martini oggetto di un vergognoso attacco animalista

A S.E. Mons. Franco Giulio Brambilla

Vescovo di Novara

Eccellenza,

L’Associazione che rappresento, costituitasi recentemente per tutelare gli interessi rurali, conta tra i suoi soci fondatori delle allevatrici che erano presenti sabato scorso a Forno alla celebrazione della Santa Messa di San Valentino, celebrata da don Gaudenzio Martini.

Informati delle inaccettabili reazioni, minacce e diffamazioni da parte di associazioni animaliste nei confronti di don Martini per l’iniziativa stessa (peraltro ripresa a partire dal 2020 in coincidenza con i crescenti danni provocati dai lupi e il relativo allarme sociale), intendiamo rappresentarLe, a nome degli allevatori e degli abitanti dei centri rurali, non solo della val Strona ma anche di tutto il Verbano Cusio Ossola, la nostra piena solidarietà al presbitero fatto oggetto di così inqualificabili attacchi nonché la grande stima e riconoscenza per le sue iniziative volte a richiamare l’attenzione sul gravissimo problema della proliferazione dei lupi.

Apprezziamo immensamente la particolare sensibilità pastorale dimostrata da don Martini rispetto al grave disagio vissuto dalle popolazioni montane. Ad esse è stato imposta – dall’egoismo sociale delle élite urbane “illuminate” – la “convivenza” con i lupi. Egli si è fatto interprete del senso di impotenza provato dalle popolazioni stesse, a fronte del disinteresse da parte delle istituzioni o, peggio, dall’attivo sostegno da esse sin qui assicurato alla causa della diffusione e dell’anacronistica protezione del predatore. Assumendo un’iniziativa coraggiosa e controcorrente, ma coerente con la propria missione pastorale in una piccola comunità valligiana, don Martini ha inteso operare, anche con gli strumenti della liturgia, per esorcizzare un male che è prima di tutto insediato nei cuori degli uomini.

Ci sembra opportuno richiamare come questa azione si collochi nel solco di una provvidenziale iniziativa che, per secoli, la Chiesa cattolica ha svolto a favore delle popolazioni rurali. Come testimoniato dai registri di morte degli archivi parrocchiali, dagli ex-voto e da altre fonti, sino al secolo XIX nelle terre tra la Lombardia e il Piemonte (ma anche in altre regioni) i lupi rappresentavano un incubo per le popolazioni rurali, non solo perché le predazioni dei pochi animali di cui potevano disporre le famiglie determinavano conseguenze fatali per la loro sussistenza ma anche perché anche le persone, in particolare i fanciulli, erano prede dei lupi. Al senso di angoscia e disperazione determinato da queste situazioni che, in determinati periodi e contesti locali, assumevano le dimensioni della vera e propria calamità, faceva fronte la Chiesa fornendo conforto con le pratiche religiose e l’assistenza spirituale, con i rituali dedicati all’allontanamento di questi mali, rituali un tempo comuni nelle parrocchie d’Italia e d’Europa.

Oggi, a fronte di situazioni sociali completamente mutate, vi sono comunque nuovi elementi di fragilità: l’invecchiamento e il diradamento della popolazione, l’avanzamento inarrestabile dei boschi e l’aumento di diversi specie di fauna selvatica che non si vuole (sono palesi le responsabilità pubbliche) mantenere sotto controllo. L’impatto del lupo può risultare socialmente devastante anche oggi nonostante le condizioni di benessere materiale, può portare ad una vera e propria “pulizia etnica” della montagna interna e delle aree rurali più deboli. A rimetterci sono le comunità più deboli e i soggetti sociali più fragili a dispetto di tanta proclamata attenzione agli “ultimi”. E la Chiesa non può ignorarlo rischiando di conformarsi alla mentalità secolarizzata urbanocentrica.

Non ci si può nascondere poi che, al di là dell’apparente, abnorme, interesse per una specie animale “carismatica” (di fatto eletta a idolo), vi siano – mascherate da espressioni “buoniste” che rimandano comunque a una natura divinizzata e negano ogni trascendenza – le espressioni di una perniciosa ideologia neopagana che tende a sovvertire ciò che è stato faticosamente acquisito in due millenni di civiltà cristiana in termini di valore unico della persona umana. Le espressioni dell’animalismo radicale vanno, non a caso, di conserva con le altre spinte nichiliste a favore dell’eutanasia, dell’aborto, dell’eugenetica, sin dell’infanticidio, come teorizzato dai massimi teorici di questa sciagurata tendenza.

Ci auguriamo che a don Gaudenzio Martini venga assicurata da parte della Diocesi non solo la piena solidarietà ma anche l’opportuna assistenza legale a fronte delle espressioni gravemente diffamatorie di cui è stato oggetto.

Con devoto ossequio,

Prof. Michele Corti

Presidente Tutela rurale